Per aprire il nuovo anno con l’iniziativa
Quanti modi di fare e rifare... è stata scelta una ricetta di Tiziana, i tipici biscotti toscani
I Cantucci. Il nome sembra che derivi dalle parti terminali dei filoncini cotti, dette appunto cantucci.
Una cosa interessante che ho scoperto cercando tra le notizie storiche, che i Cantucci toscani sono associati ai Biscotti di Prato, spesso usati per indicare lo stesso prodotto, tanto da creare confusione sulla loro origine e identità.
L’origine del tipico biscotto è forse da ricercare a Firenze all'epoca di Caterina de' Medici con i "bischotelli" che erano dei biscotti alle mandorle. Ma la prima definizione dei Cantucci si trova nel dizionario dell'Accademia della Crusca nel 1691 come: "biscotto a fette, di fior di farina, con zucchero e chiara d'uovo" dove non vi sono menzionate le mandorle, sembra più una “semplice” fetta biscottata.
In un manoscritto di un erudito pratese del XVIII secolo Amadio Baldanzi (1705-1789), conservato nell'Archivio di Stato di Prato, si riporta una ricetta di un biscotto chiamato “alla genovese” (forse si riferiva ai "
biscotti del Lagaccio" ).
Nel 1858 il pasticciere pratese Antonio Mattei, sembra che s’ispiro all’antica ricetta riportata dall’erudito locale per i suoi biscotti alle mandorle e da allora fino ad oggi non è mai cambiata. Essi sono composti di un impasto di farina di grano tenero, uova, zucchero, mandorle dolci e pinoli. L’impasto è steso a forma di filoncino e cotto in forno e poi tagliando a fette. Il biscotto ebbe gran successo insieme ad altri dolci, tanto che nel 1861 partecipò all'Esposizione italiana di Firenze e all’Exposition Universelle di Parigi del 1867 ricevendo riconoscimenti per l'alta pasticceria.
I Biscotti di Prato dopo l’Unità d’Italia erano già conosciuti in tutta Italia e all’estero. Fra gli estimatori c’era anche lo scrittore Herman Hesse, che in una lettera del 1901 raccolta nel libro Dall'Italia scrive:
Trovai un passaggio gratuito su una vettura signorile e raggiunsi presto Prato, dove arrivai di ottimo umore e avendo anche risparmiato i soldi del viaggio. Perciò non ritenni necessario affrettarmi e andai per prima cosa a trovare un amico che abitava vicino al municipio. Sapete come sono famosi i biscotti di Prato! Dunque, il mio amico li fabbricava e ci faceva buoni affari. Quel giorno, in occasione della festività, aveva sospeso il lavoro e fu molto contento di trovarsi in così allegra compagnia.
Nel 1908 la famiglia Pandolfini, rilevò la gestione del biscottificio Mattei e ne continuò la tradizione dolciaria dei biscotti di mandorle; secondo alcuni la preziosa ricetta si troverebbe in una cassetta di sicurezza.
Si pensa che l’equivoco dei Cantucci con i Biscotti di Prato potrebbe essere nato dall'antica insegna tuttora presente sul
Biscottificio di Antonio Mattei. Nell’insegna sotto il nome vi è scritto "Fabbricante di cantucci, biscotti ed altri generi".
Con il termine Cantucci di Prato s’intendeva, già dal 1600, un impasto di farina, acqua, sale, olio d’oliva, zucchero e anice anch’esso cotto in forno e tagliando a fette. Esso si distingueva per la sua “povertà” dal "recente" Biscotto di mandorle considerato un prodotto di lusso, perché più “ricco” per via delle mandorle e delle uova. Nel secondo dopoguerra ci fu un minore interesse verso i Cantucci di Prato a favore dei Biscotti di mandorle dovuto anche alla diminuzione del costo delle uova.
Poi la gran distribuzione ha alimentato la confusione dei prodotti e degli ingredienti tanto che si è arrivato a considerare Cantucci e Biscotti di Prato come un unico prodotto.
Per cercare di far ordine e tutelare il prodotto dolciario, le aziende produttrici pratesi si sono riuniti in un Consorzio per la valorizzazione dei Biscotti di Prato e in collaborazione con la Camera di Commercio e il Consorzio pasticceri di Prato hanno recentemente presentato una
domanda di riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP). Anche le industrie della pasticceria da forno hanno a loro volta presentato domanda per l’IGP del Cantuccio toscano, differenziandosi dalla ricetta pratese per l’aggiunta di miele o burro che permettono una conservazione più lunga del prodotto. Le richieste hanno il fine di contrastare l’aumento di prodotti a denominazione e marchio toscani, soprattutto esteri, che non hanno niente a che vedere con il territorio.
Fonti:
http://www.marcoferri.info/pubblicazioni/libri-come-autore/la-vera-storia-dei-cantucci-e-dei-biscotti-di-prato/
http://www.claudiomartinieditore.it/libri_dettaglio.php?tipologia=2&news_id=45
http://www.150.comune.prato.it/?act=i&fid=4481&id=20110221095123909
http://www.prodottitipicitoscani.it/dolci-toscani/biscotti-di-prato
http://www.ilsitodiprato.it/content/991-cantucci-vs-biscotti-di-prato-tutta-la-verit%C3%A0
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=128&ID_articolo=153&ID_sezione=521
Dopo questa parentesi, veniamo alla mia realizzazione. Della ricetta indicata da Tiziana ho diminuito - come di consueto - le dosi ed ho sostituito il lievito per dolci con il bicarbonato.
Ingredienti:
Le dosi tra parentesi sono per circa 20 biscotti
1 kg di farina 00 ( 250 g)
700 g di zucchero (175 g)
1 bustina di lievito per dolci (1 cucchiaino scarso di bicarbonato)
7-8 uova (2)
succo e scorza di un limone (meno della metà)
1/2 kg di mandorle non spelate (125 g)
latte q.b. (omesso)
un tuorlo per spennellare
zucchero semolato per spolverizzare
Preparazione:
Su un’ampia ciotola si mette la farina setacciata, lo zucchero, il lievito (io il bicarbonato), la scorzetta del limone e le uova. Si impasta il tutto poi si uniscono le mandorle e il succo di limone, si continua ad impastare fino ad ottenere un composto denso e omogeneo; se occorre si aggiunge il latte a me non è servito.
Si formano dei filoncini di circa 3 cm di larghezza; si depositano sulla placca foderata di carta da forno. Si spennellano con il rosso d’uovo sbattuto con un po’ di acqua e si spolverizzano con lo zucchero semolato.
Si mettono in forno ben caldo a 180° C per 15-20 minuti, poi si tolgono dal forno si tagliano ancora caldi in fettine in diagonale di uno spessore di 1,5 cm circa. Si rimettono in forno per 20 minuti circa a 140°C per farli asciugare. Una volta passato il tempo, si mettono in una gratella a raffreddare.
Quanti modi di fare e rifare...
Appuntamento al 6 febbraio con le