Come ho scritto più volte, ho una passione per la cipolla un grande ortaggio dal sapore forte e deciso da cruda, morbido e dolce da cotto. Proprio per gustare la sua dolcezza che ho scelto di renderla zuppa.
La zuppa di cipolle è un piatto povero - i miei preferiti - per eccellenza. Nasce dalla cucina di un tempo quella basata sulla lentezza, sull’attesa della sua completa macerazione per divenire una purea dolce da sciogliersi in bocca. Una vera delizia.
Piatto molto celebre nella cucina francese, la soupe à l’oignon, e come tutti i piatti tradizionali esistono numerose versioni con aggiunte di ingredienti per renderla più ricca e saporita.
Ingredienti:
500 g di cipolle dorate
150 g di groviera
30 g di burro
500 ml di brodo vegetale
200 ml di latte
1 cucchiaio di farina
sale
pepe nero
4 fette di pane
Preparazione:
Si sbucciano le cipolle e si tagliano a fettine sottile. In un tegame si fa sciogliere il burro si aggiungono le cipolle e si fanno appassire a fuoco basso per 10 minuti. Si spolverizza con la farina setacciata e si mescola, poi si inizia ad aggiungere il brodo vegetale unito al latte, si sala e si pepa. Si lascia cuocere a fuoco basso per 40-50 minuti.
Si tostano leggermente le fette di pane, si mettono in un piatto o in zuppiere individuali si distribuisce un po’ di groviera grattata e a piacere un po’ di burro; si versa la zuppa e si ricopre con altra groviera grattata, si pepa e si lascia riposare per alcuni minuti, finché il formaggio si scioglie.
Volendo si può gratinare la zuppa in forno per qualche minuto, in quel caso si metterà la zuppa in una pirofila o in zuppiere singole.
Si può accompagnare con altro pane tostato.
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Prima di chiudere questo post, vorrei ricordare una poesia dedicata alla cipolla della poetessa polacca a me cara
Wislawa Szymborska, scomparsa il primo febbraio.
La cipolla è un'altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.
In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d'inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla - cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.
Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell'una ecco sta l'altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un'eco in coro composta.
La cipolla, d'accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.
In noi - grasso, nervi, vene,
muchi e secrezioni.
E a noi resta negata
l'idiozia della perfezione.
Wislawa Szymborska, La Cipolla
La poetessa descrive la cipolla nella sua completezza, nella sua perfezione assoluta che è una caratteristica che non appartiene al genere umano; come ci suggerisce nel finale, inseguirla è un'idiozia.