Serena Pasqua!
venerdì 29 marzo 2013
mercoledì 27 marzo 2013
Pennoni rigati ripieni al forno
Questo è il piatto della domenica e delle feste che mi capita di fare, quando voglio andare sul sicuro. Utilizzo dei pennoni rigati trafilati in bronzo che sono come dei cannelloni e li riempio con un composto cotto in precedenza: di macinato di bovino, di maiale, prosciutto crudo. Poi li condisco con un ragù vegetale di carota, cipolla, sedano, qualche fungo champignon, ovviamente la passata di pomodoro e tanto parmigiano. Li metto in forno a gratinare per far formare quella crosticina che mi piace molto. Non è un piatto leggero, ma è, per me, buonissimo.
Ingredienti per una teglia:
250 g di Pennoni rigati trafilati in bronzo
Ripieno
300 g di macinato di bovino o di vitella
300 g di macinato di maiale
3 fette di prosciutto crudo
40 g di parmigiano Reggiano o Grana Padano
50 g di passata di pomodoro
mezzo bicchiere di vino bianco secco
1 spicchio di aglio
noce moscata
rosmarino
olio extra vergine di oliva
sale
pepe nero
Ragù vegetale
500 g di passata di pomodoro
1 carota
1 cipolla
1 costa di sedano
6 funghi champignon
mezzo bicchiere di vino bianco secco
olio extra vergine di oliva
sale
pepe nero
100 g di parmigiano Reggiano o Grana Padano
Preparazione:
Per il ripieno
In un tegame si fa imbiondire l’aglio in olio extravergine d’oliva; si aggiunge i due macinati si lascia cuocere a fuoco vivace per alcuni minuti, il tempo per farli colorire. Si sfuma con il vino bianco, si sala, si pepa e si aggiunge la passata di pomodoro e si fa cuocere per alcuni minuti. Si copre con un coperchio e si lascia cuocere a fuoco lento per circa 40-50 minuti, si aggiungono gli aghi di rosmarino spezzettati. Una volta cotto e raffreddato si uniscono le fette di prosciutto tritate finemente al coltello, una manciata di parmigiano ed un pizzico di noce moscata, si mescola il tutto.
Per il ragù vegetale
Si trita a coltello la carota, il sedano, la cipolla, i funghi champignon si mette il trito in un tegame con olio extra vergine di oliva, si lascia cuocere a fuoco moderato per 5-8 minuti, poi si sfuma con il vino bianco, si aggiunge la passata di pomodoro, si sala e si pepa si lascia cuocere coperto per 20-30 minuti.
Si cuoce la pasta in abbondante acqua salata, si scola due minuti prima della cottura indicata nella confezione, si lascia raffreddare. Si inizia a riempire i pennoni con il composto di carne macinata, si dispongono su una pirofila ricoperta di carta forno. Si coprono con una spolverata di parmigiano e si unisce il ragù vegetale a coprirli completamente. Un’altra spolverata di parmigiano e si mettono in forno caldo a 180° C per 20-30 minuti dipende dal forno.
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lunedì 25 marzo 2013
La poejada del Basso Alentejo ovvero Zuppa di menta con uova
... io per me preferisco le zuppe, non so se le piace la poejada, ci sono due modi di fare la poejada, una col formaggio fresco e l'altra con le uova, che è come si fa nel Basso Alentejo, io sono del Basso Alentejo, quando penso alla mia infanzia non posso fare a meno di ricordarmi la poejada con le uova che faceva mia nonna, anche il nostro cuoco la fa, ma sa, qui in città le cose vengono fuori in un altro modo, la cucina riesce sempre un po' sofisticata, sicché non ha quasi niente a che vedere con la poejada, è quasi un potage per gente fine. Le cose dell'infanzia non tornano più, dissi io, è soprattutto questo. Eh già, disse lui, inutile farsi delle illusioni.
Antonio Tabucchi, Requiem, Feltrinelli
Lo spunto per il piatto di oggi è
dato da questo passo del romanzo di Antonio Tabucchi, Requiem. Un romanzo particolare, scritto in portoghese dall’autore
perché aveva bisogno “di una lingua differente: una lingua che fosse un luogo
di affetto e di riflessione”; poi tradotto (non da lui) in italiano.
E’ una sorta di sogno, anzi allucinazione come ha scritto l’autore,
ma anche una sorta di “sonata” dedicata ai morti, per l’appunto Requiem. Il protagonista si trova a
Lisbona nel molo di Alcantara
nell’ultima domenica di luglio a mezzogiorno per incontrare un grande
poeta “forse il più grande poeta del ventesimo secolo”. Inizia a vagabondare
per la città deserta trovandosi a compiere un percorso che lo porta ad
incontrare persone e a ricordare alcune tappe importanti della sua vita durante
la quale il passato, presente, vivi e morti si mescolano.
Il romanzo mi è piaciuto molto,
perché Tabucchi esprime il suo amore per il Portogallo, per la sua cultura, gli
usi e il cibo. Infatti, nel testo ci sono molti riferimenti gastronomici, tanto
che alla fine del libro c’è una nota con: I
piatti che si mangiano (o si potrebbero mangiare) in questo libro.
In questo passo il protagonista
si trova nella Casa do Alentejo e il Maître,
un uomo di 65 anni, gli parla di questa zuppa povera della regione del sud, con
una menta selvatica chiamata poejos.
Come ogni piatto antico e tradizionale ci sono varie ricette;
io mi sono ispirata a questa qui.
Ingredienti:
100 g di pancetta (io guanciale di Bassiano)
2 cucchiai di strutto (omesso)
1 grosso mazzo di mentuccia selvatica, sostituita con la menta del mio balcone
1 cipolla media
1 spicchio d'aglio
1 foglia di alloro
1 chiodo di garofano
4 uova
sale
pepe nero
2 cucchiai di strutto (omesso)
1 grosso mazzo di mentuccia selvatica, sostituita con la menta del mio balcone
1 cipolla media
1 spicchio d'aglio
1 foglia di alloro
1 chiodo di garofano
4 uova
sale
pepe nero
4 fette di pane raffermo
300 ml brodo di carne (aggiunta)
300 ml brodo di carne (aggiunta)
Preparazione:
Si taglia la pancetta io il
guanciale a listarelle si fa friggere nello strutto a fuoco lento, ho invece
riscaldato una padella e ho messo a sciogliere il guanciale dolcemente, poi si
unisce la cipolla e l’aglio tagliati finemente si fanno imbiondire a fuoco
basso, si mette la menta, la foglia di alloro e il chido di garofano, si lascia
insaporire per due minuti circa. S’irrora con l’acqua, io con il brodo di carne
caldo e si lascia cuocere coperto a fuoco basso per 30 minuti circa.
Nel frattempo si fa bollire
l’acqua si aggiunge un po’ di aceto bianco. Si sguscia l’uovo su un piattino e
prima di lasciarlo scivolare nell’acqua bollente si gira quest’ultima con un
cucchiaio facendo una sorta di mulinello. Si lascia rassodare l’albume intorno
al tuorlo e si cuoce per 2-3 minuti. Si prende con una schiumarola l’uovo e si
posa su un piano di lavoro; si procede alla stessa maniera con le altre uova.
Si tagliano le fette di pane
raffermo si mettono in cocotte di terracotta, si copre con un mestolo di brodo
caldo, si aggiunge la zuppetta di menta e sopra l’uova in camicia, una macinata
di pepe nero e si lascia riposare per alcuni minuti prima di mangiarla.
Oggi è un anno dalla morte di Tabucchi e mi piace ricordarlo
in questo modo.
La casa di campagna era immersa nel silenzio, si era levata una brezza fresca che accarezzava le foglie del gelso. Buonanotte, dissi, o meglio: addio. A chi, o a che cosa, stavo dicendo addio? Non lo sapevo bene, ma era quel che mi andava di dire ad alta voce. Addio e buonanotte a tutti, ripetei. Reclinai il capo all'indietro e mi misi a guardare la luna.
Antonio Tabucchi, Requiem, Feltrinelli
venerdì 22 marzo 2013
Tortino di sarde e carciofi romaneschi
Per questo piatto ho preso
liberamente spunto da un libricino di Giuliano Malizia, La cucina romana ed ebraico- romanesca nella parte dedicata alla cucina ebraica che è
una cucina povera, di stagione e ancora legata alla tradizione. In questo
periodo ha come protagonista le mammole,
i carciofi romaneschi. Basta fare una passeggiata nel Ghetto per vedere al di
fuori dei ristoranti i carciofi deposti nella ceste pronti per essere cucinati
alla giudia.
Ingredienti:
300 g di sarde fresche
1 carciofo grande tipologia “mammole”
(romaneschi)
1 ciuffo di prezzemolo
1 spicchio di aglio
1 cucchiaio abbondante di pangrattato
olio extra vergine di oliva
sale
pepe nero
Preparazione:
Si puliscono le sarde togliendo le
interiora, la spina centrale e la testa, si aprono a libretto; si lavano sotto
l’acqua corrente. Si monda il carciofo e si taglia a fettine.
Si olia una pirofila da forno e
si mette uno strato di sarde, pepe, un pizzico di sale, aglio e prezzemolo
tagliato a pezzetti, un filo di olio extra vergine di oliva. Si copre con lo
strato di carciofi tagliati a fette, pizzico di sale, pepe, aglio e prezzemolo
tagliato a pezzetti, un filo di olio extra vergine di oliva. Si ricopre con le
sarde restanti, e il pangrattato e un filo di olio extra vergine di oliva. Si
mette in forno caldo a 180° C per 45-50 minuti circa.
Una volta pronta a piacere si può
aggiungere del prezzemolo e una spruzzata di succo di limone.
mercoledì 20 marzo 2013
Fagottini di cicoria e mortadella
Adoro la cicoria ripassata in
padella con tanto peperoncino, se poi fa dà ripieno alla ciriola (pane tipico
romano) è il massimo. Mi ricorda quei bei sapori dell’infanzia. Qui invece l’ho
utilizzata insieme alla mortadella come ripieno per questi fagottini.
Ingredienti:
Per l’impasto
300 g di farina 0
25 g di di semola di
grano duro (1 cucchiaio) più quella per la teglia
10 g di farina di
riso (mezzo cucchiaio)
5 g di lievito secco
o 15 g di lievito di birra
200 ml circa di
acqua
Per il condimento
250 g circa di cicoria precedentemente lessata
150 g di mortadella
100 g di scamorza bianca o altro formaggio
1 spiccio di aglio
peperoncino
olio extra vergine di oliva
sale
Preparazione:
In un pentolino si fa intiepidire
l'acqua, se ne versa parte a riempire mezzo bicchiere in cui si unisce il
lievito; si mescola e si fa sciogliere completamente per 5-6 minuti circa.
In una ciotola capiente si versa
la farina setacciata, si aggiunge la farina di semola di grano duro e la farina
di riso, si mescola il tutto. Si unisce il lievito e si inizia ad amalgamare
aggiungendo la restante acqua e il sale. Si lavora fino a quando i liquidi
saranno ben assorbiti.
Si prende l'impasto e si comincia
a lavorare energicamente sulla spianatoia infarinata minimo 20 minuti, fino ad
avere un composto consistente morbido ed elastico. Si dà la forma di una palla
e si mette in una capiente ciotola unta di olio e si copre con un panno. Si
lascia a lievitare nel forno spento per 2-3 ore circa dipende dalla temperatura
esterna, comunque fino a quando raddoppia il volume.
Nel frattempo in una padella si
fa imbiondire l’aglio nell’olio extra vergine di oliva e il peperoncino si
aggiunge la cicoria, si sala e si fa cuocere. Si lascia raffreddare.
Passato il tempo di lievitazione
si prende la pasta, si forma un panetto, si allarga con la punta delle dita
sulla spianatoia, formando un rettangolo; si taglia in più parti, in ogni parte
al centro si mette la la mortadella, la cicoria ripassata e il formaggio
tagliato a pezzi, si piega prima un lembo a coprire il ripieno e poi l’altro
lembo, formando dei fagottini. Si spolvera la teglia con la semola di grano duro, si mettono i
fagottini con i lembi riportati nella parte superiore.
Si inforna nel forno
preriscaldato a 240° C nella parte bassa e si fa cuocere per 10 minuti circa, poi
si trasferisce nella parte media del forno, si lascia cuocere per 8 minuti
circa.
lunedì 18 marzo 2013
Tortina al cacao con glassa al caffè
La ricetta per questa tortina proviene
dall’irresistibili tortine al cioccocaffè di Patrizia. Ho solo aggiunto il Rum,
qualche nocciola spezzata all’interno della tortina e ho aumentato la dose del
caffè per la glassa.
L’aspetto non è minimamente comparabile a quelle di
Patrizia, ma il sapore posso assicurare che è ottimo.
Per la ricetta originaria rimando al blog I dolci della mente
Ingredienti per uno stampo 20 cm di diametro (anche più
piccolo)
100 g di farina 00, più la farina per lo stampo
100 g di zucchero
30 g di cacao amaro
120 g di burro, più il burro per lo stampo
2 uova intere
2 cucchiai di latte
1/2 bustina di lievito per dolci
1 cucchiaio di nocciole tostate
1 cucchiaino di Rum
un pizzico di sale
Per la glassa al caffè
1 tazzina di caffè amaro
100 g di zucchero a velo
Preparazione:
Si lavora il burro a temperatura ambiente e lo
zucchero per qualche minuto fino a renderlo spumoso. Si aggiungono le uova
leggermente sbattute, la farina, il cacao e il lievito setacciati insieme, il
latte, il Rum, il pizzico di sale e qualche nocciola tostata spezzettata. Si
amalgama fino a che gli ingredienti sono bene incorporati tra loro; si versa il
composto nello stampo (o in stampini) precedentemente imburrato e infarinato.
Si mette in forno caldo a 180° per circa 25/30 minuti (io 45). Si sforna e si lascia
intiepidire su una gratella per dolci.
Nel frattempo si
preparare la glassa al caffè, in una ciotola si mette il caffè e si aggiunge
lo zucchero a velo, si lavora con la frusta fino a quando sarà soda e morbida.
Una volta pronta si versa sulla torta e si guarnisce con le nocciole spezzate.
§§§
Ho ricevuto da Giulia del blog Paprica e cannella questo premio
Secondo il Regolamento:
1. Bisogna copiare e inserire il premio in un post;
2. Ringraziare la persona che te lo ha assegnato e creare
un link al suo blog:
3. Raccontare 7 cose di te
Per le 7 cose rimando - qui -
4. Nominare 15 blog a cui vuoi assegnare il premio
Rigiro il premio a tutti coloro che passano di qui
Grazie!
giovedì 14 marzo 2013
Purea di fave con cicoria ripassata
In Puglia tra i legumi, la fava
ha un posto di onore. E’ consumata sia fresca con il suo colore verde vivace,
sia secca con il suo colore bianco; per questo ha il nome di fava bianca. E’
ampiamente utilizzata nelle minestre o come contorno, ridotta a purea e
accompagnata - come in questo caso - da cicoria ripassate in padella con aglio,
peperoncino e tanto olio extra vergine di oliva.
Come ogni piatto tipico, ci sono
vari modi di realizzarlo, questo è quello che conosco.
Ingredienti:
200 g di fave secche decorticate
500 g di cicoria
2 spicchi di aglio
olio extra vergine di oliva
peperoncino
sale
Preparazione:
Si sciacquano bene le fave
decorticate, si mettono a bagno per una notte. La mattina si trasferiscono in
una pentola con acqua fredda e si fanno cuocere fino a quando le fave
cominceranno a disfarsi (circa 2 ore). Si scolano, lasciando un po’ di acqua di
cottura, si schiacciano con un cucchiaio di legno oppure si passano al
frullatore ad immersione fino a ridurle ad una purea.
Nel frattempo che le fave si cuociono
si monda e si lava bene la cicoria, si fa lessare in acqua calda per 10 minuti
circa, si scola, si fa intiepidire e si strizza per bene. Si fa imbiondire
l’aglio in abbondante olio extra vergine di oliva e peperoncino e si fa
ripassare la cicoria, si sala.
Si serve ad ogni piatto la purea
di fave con sopra una parte di cicoria ripassata, e a piacere si condisce con
altro olio extra vergine d’oliva aromatizzato al peperoncino.
lunedì 11 marzo 2013
Vellutata di porro e patate
Questa vellutata, per i due
ingredienti principali: porro e patate, ricorda la vichyssoise, ma a livello di
sapore è un’altra cosa, devo dire dire altrettanto buona. L’ho mangiata calda,
con molto piacere.
Ingredienti:
1 porro
2 patate medie
25 g di burro
500 ml di brodo di carne (io di
pollo e scottona)
40 g di fontina
noce moscata
sale
pepe nero
olio extra vergine di oliva
Preparazione:
Si lava il porro e si taglia la
parte verde e si mette da parte. Si taglia a rondelle. Si scioglie in un tegame
il burro, si aggiunge il porro, si sala e si pepa si lascia cuocere per 10
minuti circa a fuoco medio coperto. Si aggiungono le patate taglia a tocchetti,
si fanno cuocere per alcuni minuti e si aggiunge il brodo di carne, si lascia
cuocere coperto per 20 minuti circa. Si toglie dal fuoco e si riduce in velluta
con frullatore ad immersione, si aggiunge la noce moscata grattugiata e la
fontina tagliata a piccoli pezzi. Si mette sul fuoco e si lascia far sciogliere
la fontina, girando ogni tanto.
Nel frattempo si taglia a piccole
strisce la parte verde del porre, si fa riscaldare una padella con olio extra
vergine di oliva, si aggiungono le striscioline di porro e si friggono. Si
scolano e si lasciano asciugare dall’olio in eccesso.
Si serve la vellutata e si
aggiunge un po’ di porro fritto.
venerdì 8 marzo 2013
Carciofi ripieni di alici, capperi ed olive di Gaeta e gratinati in forno
Questo è il tempo delle mammole - i carciofi romaneschi - i miei
preferiti. Oggi propongo una ricetta molto semplice, che faccio spesso in
questo periodo. I carciofi prima li scotto in acqua calda, poi li riempio con
alici, capperi, olive di Gaeta, un po’ di pan grattato ed infine li faccio
gratinare in forno il tempo di far formare la crosticina. Si forma un contrasto,
per me, molto piacevole tra il croccante della superficie e il morbido
dell’interno.
Ingredienti:
4 carciofi romaneschi (“mammole”)
200 g di olive di Gaeta
8 filetti di alici sott’olio
1 cucchiaio di capperi
pane grattugiato q.b.
un ciuffo di prezzemolo
olio extra vergine di oliva
sale
pepe nero
Preparazione:
Si puliscono i carciofi dal
gambo, dalle foglie più dure esterne; si elimina l’eventuale barbetta. Si
rifilano i gambi dei carciofi della parte più dura. Si porta ad ebollizione
l’acqua e si fa scottare il tutto per 8-10 minuti. Si scola, si lascia
raffreddare.
Nel frattempo si tagliano a
pezzetti le olive di Gaeta, le alici sott’olio, capperi, prezzemolo e si
aggiungono i gambi dei carciofi anch’essi tagliati a pezzetti. Si aprono i
carciofi si sala e si pepa e si
farciscono con il composto, si mettono in piedi in una teglia ricoperta
di carta forno, si aggiunge un filo di olio extra vergine di oliva e si
spolvera con il pangrattato su ogni carciofo.
S’inforna a 180° C e si fanno
cuocere per 10 minuti circa, fino a che
si forma una crosticina.
mercoledì 6 marzo 2013
Quanti modi di fare e rifare la pastiera di maccheroni
Questo mese con l’iniziativa di Quanti modi di fare e rifare siamo
andati in Germania da Francesca, per fare il dolce della festività di Pasqua preferito
da suo nonno: la pastiera di maccheroni. E’ un dolce tipico di alcune zone
della Campania fatto con la pasta, i maccheroni,
zucchero, uova, cedro candito e qualche aroma. Pochi ingredienti, ma molto
sostanzioso e ricco.
Ho ridotto le dosi, per la ricetta originale rimando al blog
Voglio vivere così
Ingredienti per una stampo da crostata 23.5x4.5:
100 g di spaghetti
200 ml di latte
200 g di zucchero
2 uova
20 g di sugna (burro)
20 g di cedro candito (canditi)
acqua di fiori d'arancio
sale grosso
Per ungere la teglia
10 g di sugna (burro)
1 cucchiaio scarso di farina 00
Guarnizione:
zucchero a velo
Preparazione:
Si cuociono gli spaghetti
nell'acqua leggermente salata; una volta cotti si scolano lasciando una parte
di acqua di cottura per coprirli. Si trasferiscono in un recipiente, si
aggiunge il latte, la sugna (burro), lo zucchero, le uova sbattute, i canditi e
l’acqua di fiori d'arancio.
Si trasferisce in una teglia unta
di sugna (burro) e spolverata di farina. Si fa cuocere a 200° C per 1 ora (1
ora e mezza).
L’ho lasciata raffreddare è ho spolverato
con zucchero a velo.
Quanti modi di fare e
rifare...
Appuntamento al 6 aprile
con
Babà che bontà
lunedì 4 marzo 2013
Gelatina di maiale aromatica e speziata
Come dice il detto “del maiale
non si butta via niente”. La Gelatina di maiale (in Italia ha vari nomi), e la
Coppa di testa sono prodotti nati proprio per recuperare alcune parti meno
nobili del maiale, il Quinto Quarto, come la testa e i piedini. Questi sono
bolliti per alcune ore in modo che la carne si possa staccare dalle ossa, per
poi aromatizzarla. Ho preso spunto da questi antichi modi di utilizzare il
Quinto Quarto di maiale, per realizzare le mie gelatine cercando di rimanere
legata alla tradizione e lasciandomi andare nell'aggiunta delle erbe aromatiche
e delle spezie.
Ingredienti:
metà testa di maiale
2 piedini di maiale
mezzo bicchiere di vino rosso
scorza di 1 arancia
1 spicchio di aglio
barbe di finocchio (quantità a
piacere)
semi di finocchio (quantità a piacere)
rosmarino (quantità a piacere)
salvia (quantità a piacere)
alloro (quantità a piacere)
noce moscata (quantità a piacere)
1 cucchiaino di zenzero in
polvere
2 chiodi di garofano
pepe nero in grani e macinato
Preparazione:
Si mette la carne di maiale in acqua calda salata con il vino
rosso, alcuni grani di pepe nero, chiodi di garofano ed alloro; si fa bollire
per 3 ore fino a che la carne si distacca dalle ossa. Si scola, si lascia una
tazza di brodo di cottura, si filtra. Si taglia la carne in tanti piccoli
pezzi, si mette in un recipiente e si condisce con il sale, il pepe nero,
zenzero, la noce moscata, la scorza d’arancia e un trito di aglio, rosmarino,
salvia, alloro e barbe e semi di finocchio. Si amalgama il tutto aggiungendo un
po’ di brodo filtrato. Si versa il composto in una grande terrina o in terrine
piccole, si compatta bene, si copre con la pellicola. Si mette in frigo per una
notte. Si serve capovolgendo la terrina o le terrine singole e si taglia a
fette.
Con piacere partecipo al
contest QUINTO QUARTO (R)EVOLUTION dei blog Insalata mista e Les Madeleines di Proust nato proprio all'insegna del recupero e della rivisitazione del Quinto Quarto.
venerdì 1 marzo 2013
Spaghetti con pesto di radicchio rosso di Treviso e bottarga di tonno
Ho assecondato la voglia con
questo pesto che unisce il sapore sapido delle alici e della bottarga al sapore
amarognolo del radicchio. Il risultato è per me ottimo.
Ingredienti:
Pesto:
250 g di Radicchio Rosso di Treviso
5 filetti di alici sott’olio
1 spicchio di aglio
1 cucchiaio di bottarga di tonno macinata
olio extra vergine di oliva
sale
pepe nero
Pasta:
380 g di spaghetti o altra tipologia di pasta
Preparazione:
Si monda e si lava per bene il
radicchio rosso di Treviso, si taglia a pezzi e si lascia 10 minuti in acqua
fredda in modo da togliere un po’ l’amaro. Si mette in boccale per il mixer,
con l’aglio, le alici, mezzo cucchiaio di bottarga di tonno macinata e l’olio
extra vergine di oliva. Si azione il mixer per alcuni istanti. Si aggiunge il
pepe nero e un pizzico di sale.
Si fa cuocere la pasta in
abbondante acqua. Mentre la pasta cuoce, in una padella si mette un po’ di olio
extra vergine di oliva. si fa scaldare e si aggiunge la restante bottarga. Si
fa cuocere a fuoco basso per alcuni minuti in modo da aromatizzare l’olio, poi
si aggiunge il pesto di radicchio e un cucchiaio di acqua di cottura della
pasta, si fa amalgamare il tutto. Si scola la pasta (lasciando un po’ di acqua
di cottura), si aggiunge al pesto, si
“manteca” per far assorbire il pesto, se occorre si può aggiungere un po’ di
acqua di cottura. S’impiatta e si serve,
e a piacere si può aggiungere altra bottarga di tonno.
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