Le torte di verdura nella cucina
ligure sono comuni tutto l’anno, ma tra loro si distingue la Pasqualina di
bietole e prescinseua (una sorta di cagliata di latte molto leggera) che si
presentava a Pasqua, in quanto le bietole di campagna erano in piena stagione e
tutti potevano permettersi di reperirle. Mentre le uova e il formaggio erano alimenti
più costosi che si potevano consumare solo per le grandi feste.
La torta Pasqualina di bietole e prescinseua
è soprattutto una specialità genovese la cui origine è molto antica, come è
antico l’uso nella cucina ligure di farcire con un ripieno di verdure due
sfoglie di pasta sovrapposte. Nel XVI
secolo il letterato Ortensio Lando nel Catalogo
delli inventori delle cose che si mangiano et si bevano, le chiama Gattafura, perché le “gatte volentieri
le furano et vaghe ne sono”. Anche Bartolomeo Scappi, cuoco segreto di papa Pio
V, nella sua Opera dell’arte del cucinare
(1570) cita la Gattafura alla Genovese
che è con probabilità, la “madre” della torta di bietole e prescinseua:
Piglisi struccoli overo agretti, i quali sono casci freschi fatti d’un
giorno senza sale, e quandohanno alquanto del forte sono assai meglio,
pestisino nel mortaro tanto che venghino come butiro, e si mescolino con biete
trite, e un poco di menta battuta, e pepe pisto, poi habbisi uno sfoglio di
pasta, e stendasi sopra il suolo di rame onto di butiro, e pongasi sopra esso
sfoglio la compositione che non sia alta più di mezzo dito, e sopra essa
compositione spargasi olio dolce, e coprasi con un’altro sfoglio sottilissimo,
e facciasi cuocere nel modo sopradetto, e servasi calda, perché fredda non val
niente; è ben vero che molte volte si riscaldano sopra la graticola, e in
questo modo si possono fare ancor nelle tortiere.
Bartolomeo Scappi, Opera
dell’arte del cucinare, Venezia, 1570, Quinto libro, cap. XCVII, p. 361
La torta Paqualina in passato era
anche sinonimo d’abilità delle massaie, perché le sfoglie di pasta sovrapposte dovevano
essere 33, in ricordo degli anni di Cristo. Con il passare del tempo, le
sfoglie di pasta sono man mano diminuite, tanto che nel 1930 Giovanni Ansaldo
in un articolo dal titolo Le ventiquattro
bellezze della torta Pasqualina, apparso sulla prima pagina de “Il Lavoro”, nella dodicesima sfoglia scrive:
Beati coloro che nella loro infanzia hanno imparato a comprendere cos'è
una torta Pasqualina a sedici a diciotto a venti a ventidue sfoglie e fino a
ventiquattro sfoglie come noi ne la vedemmo con questi occhi mortali; per essi,
la tecnica moderna ha poche seduzioni, per essi, Marconi ed Edison si sforzano
invano di creare meraviglie nuove.
Fonti:
Io l’ho fatta in un piccolo stampo, e le sfoglie di
copertura ne ho fatte dieci.
Questa è la mia versione ridotta:
Ingredienti per una stampo di 12 cm di diametro:
Pasta Matta
150 g di farina 00
1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva
90-100 ml di acqua dipende dall’assorbimento della farina
pizzico di sale
Ripieno
250 g di bietole
100 g di ricotta di mucca
1 uovo medio
1 cipolla bianca piccola
2 cucchiai di Parmigiano Reggiano o Grana Padano
maggiorana
noce moscata
sale
pepe nero
olio extra vergine di oliva
Preparazione:
Si setaccia la farina in una ciotola, si aggiunge il sale,
l’olio, si comincia ad impastare aggiungendo pian piano l’acqua. Si lavora finché
non si avrà un impasto elastico. Si divide l’impasto in tanti pezzi, in base a
quante sfoglie si vogliono fare (io 16). Si formano delle palline e si
dispongono su una spianatoia infarinata, si coprono con un telo e si lasciano
riposare per almeno 1 ora.
Nel frattempo si prepara il
ripieno. Si lava bene la bieta e si taglia a listarelle. In un’ampia padella si
mette l’olio extra vergine e la cipolla tagliata a pezzetti, si fa imbiondire e
si aggiunge la bieta, si sala e si fa cuocere fino a che la verdura sarà priva
di liquido di vegetazione. Poi si aggiunge la maggiorana e si lascia
raffreddare.
In un ciotola si versa la
ricotta, si pepa, si sala, si aggiunge la noce moscata grattugiata, e il formaggio
grattugiato. Si amalgama il tutto e si lascia riposare.
Passato il tempo di riposo della
pasta si comincia a stendere le palline in sfoglie sottili, aiutandosi con un
mattarello e sollevandole con le mani da una parte e farle cadere verso il
basso trascinate dal loro peso; le sfoglie devono essere più grandi dello
stampo.
Si unge lo stampo con olio extra
vergine di oliva e si dispone la prima sfoglia, poi si unge la superficie con
olio extra vergine di oliva. Si tirano altre sfoglie sottili, nel mio caso
altre 5, spennellandole sempre con olio extra vergine di oliva. Si mettono le
biete, si livella bene e sopra si aggiunge la ricotta; si forma una fossetta
nel centro e si depone un uovo intero, si sala, si pepa e si mette un po’ di
parmigiano.
Si preparano le sfoglie di
chiusura sempre sottilissime e spennellate tra una sfoglia e l’altra con olio
extra vergine di oliva (io ne ho fatte 10). Si taglia l’eccedenza della pasta lungo
il bordo e si rivoltano i lembi verso l’interno a formare un cordoncino. A
questo punto si può inserisce una cannuccia da bibita al di sotto dell’ultima
sfoglia e si soffia per far gonfiare la pasta, poi si chiude velocemente il
buchino (Io non l’ho fatto). Si cosparge ancora con un filo d’olio e si informa
a 190°C per 35-40 minuti.
Una volta sfornata, si
spennellata con un po’ di olio extra vergine di oliva, in modo da evitare che
la superficie si sbricioli durante il taglio.
Si può servire, tiepida o fredda.
Io l’ho servita tiepida.
Quanti modi di fare e
rifare...
Appuntamento al 6 maggio
con le
Profumo di zenzero